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Roma, 5 marzo 2003
Informativa urgente del Governo
sul tragico episodio avvenuto sul treno Roma-Arezzo,
che È costato la vita al sovrintendente della Polfer Emanuele Petri,
e sullo stato della lotta al terrorismo

Intervento di Marco Boato nella seduta n. 275 di mercoledì 5 marzo 2003

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boato, il quale ha quattro minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, la solidarietà dei Verdi e di tutti i democratici ai familiari ed ai colleghi di Emanuele Petri ed al ferito Bruno Fortunato è profonda ed incondizionata e si accompagna al dolore ed all'indignazione unanimi per il brutale assassinio ed il tentato omicidio.

Nella totale condanna del terrorismo politico, esprimiamo umana pietà - ha fatto bene, signor ministro, ad esprimerla anche lei - anche per la morte di Mario Galesi, un uomo che, in nome di una disumana ideologia rivoluzionaria, della morte altrui aveva fatto una propria cinica ragione di vita; una vita disperata, che si è conclusa con una morte insensata. 

Sono passati 25 anni dal sequestro di Aldo Moro e dall'assassinio della sua scorta. Non dimentichiamo che il 21 aprile 1978, perfino un Papa, Paolo VI, che di Moro era amico fin dai tempi della giovinezza, aveva avuto il coraggio umano e cristiano di rivolgere un estremo appello agli uomini delle brigate rosse, un appello rimasto inascoltato perché il 9 maggio Aldo Moro fu assassinato.

È passato un quarto di secolo da allora. Le brigate rosse, il terrorismo di sinistra e di destra, sono stati sconfitti, non solo militarmente ma anche politicamente ed umanamente. Niente e nessuno riuscirà mai più a ridare forza e centralità al loro disperato progetto politico e criminale, seminato di sangue, di dolore e di morte. 

Ha fatto bene, giovedì scorso 27 febbraio, l'insigne giurista Pietro Ichino, a tentare ancora una volta, dalla prima pagina del Corriere della Sera, di rivolgersi direttamente ai terroristi in nome della ragione e dell'umanità. Le sue parole intelligenti e coraggiose sono un seme che darà frutto e sono anche la testimonianza dell'incolmabile superiorità culturale ed etica di uomini come Tarantelli, Conti, Ruffilli, D'Antona, Biagi e purtroppo di molti altri come Emanuele Petri, nei confronti dei loro assassini.

Purtroppo, signor ministro, ci saranno ancora attentati delle brigate rosse e di altre formazioni terroristiche. Ma, ciò che resta ancora oggi del terrorismo politico (un fenomeno ancora pericoloso, è vero, ma residuale rispetto agli anni settanta ed ottanta) verrà sconfitto non solo da un'intelligente ed efficiente prevenzione e risposta di polizia giudiziaria, ma anche dalla capacità di riaffermare sempre, di fronte ai cittadini ed agli stessi terroristi, la superiorità delle ragioni della forza della democrazia politica e della convivenza civile. 

Di fronte a qualche sconsiderata dichiarazione - di cui poco fa ha dato un vergognoso esempio l'onorevole Cè della Lega - di chi ha cercato di collegare i grandi movimenti sociali per il lavoro e per la pace alla disperata «riemergenza» terroristica, ha fatto bene il Presidente del Senato, Marcello Pera, a ricordare a tutti che non è la contestazione il nemico della democrazia, bensì la sopraffazione, la violenza, l'omicidio.

Lo Stato di diritto, uno Stato democraticamente forte, sa dimostrare la propria superiorità ed anche la propria legittima forza quando sa combattere e sconfiggere i terroristi non limitando le libertà democratiche, ma creando una grande unità politica sociale e culturale nel respingere, isolare e sconfiggere la lotta armata e la violenza politica, ed anche quando sa riconoscere la forza e la legittimità democratica dei grandi movimenti sociali. 

Ed anche i movimenti sociali daranno il più grande contributo alla lotta contro il terrorismo politico, sapendo sempre erigere, con la non violenza, un baluardo insormontabile tra essi stessi e qualunque forma non solo di lotta armata, ma anche di violenza politica. È stata questa la tragica lezione degli anni settanta e ottanta: è una lezione che nessuno - né lo Stato né le forze politiche e sindacali né i movimenti sociali - dovrà mai più dimenticare; è una grande lezione di democrazia che, rendendo onore a Emanuele Petri ed a tutte le vittime innocenti, permetterà all'Italia di sconfiggere il terrorismo ed ogni logica di violenza, di guerra e di morte.

(Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Socialisti democratici italiani)!

 

  Marco Boato

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